Postfazione : Aforismi
Giampiero Neri, in corsivo. Cesare Vergati, in tondo

UG.N. Intenderei l’aforisma principalmente come verità, come verità morale. Per questo, personalmente, mi sono dedicato a capovolgere i detti abituali, che sono peraltro degni d’attenzione. Il fatto che il capovolgimento funzioni è un segno della loro validità. Una verità fondata sull’esperienza personale e che rappresenta la parte più nascosta, vorrei dire quindi l’espressione individuale, interiore dell’uomo; e al contempo anche quella più mimetica della parte esteriore. Scherzosamente si usa dire per esempio: “ Piccolo, brutto e cattivo “.
Una verità naturalmente non soggetta ad alcuna ideologia esteriore quale si mostra per l’appunto sotto forma di sistema chiuso, d’un apriori. Una verità non concepibile sotto forma di volontà eteronoma, legata evidentemente a un interesse di parte, bensì concepibile come urgenza interiore, intima alla persona: infine una necessità dentro l’uomo.
C.V. L’aforisma suscita del tutto naturalmente quanto ricco, ampio dibattito. Diverse infatti le letture di questo particolare fatto letterario. Arte sì antica, che traversa quanti secoli; giàin era greca, in ambito di temperie medica ( l’epoca in ricerca di sana mescolanza d’umori, d’elementi d’animo ) Ippocrate( in primo aforisma ) scrive che: ὁ βίος βραχύς, ἡ δὲ τέχνη μακρή, Vita brevis, ars longa/ La vita è breve, l’arte lunga. Karl Kraus osserva, tra il serio e il faceto, che “ Der Aphorismus deckt sich nie mit der Wahrheit; er ist entweder halbe Wahrheit oder anderthalb “; ( karl kraus. Aphorismen. Sprueche und widersprueche. Pro domo et mundo. Nachts. Suhrkamp taschenbuch, pag. 161 ) – “ L’aforisma non coincide mai con la verità; o è una mezza verità o una verità e mezzo “; ( Karl Kraus. Detti e contraddetti, gli Adelphi pag. 165 ). L’aforisma verosimilmente importa il senso del complesso, nella sua intrinseca costituzione chimica: costituita sì da più materie. Non un dire facile; offre al contrario una suggestiva, singolare ricchezza d’espressione tale da discostarsi comunque da massima, sentenza, precetto ecc…, componenti quest’ultime tendenzialmente volte a formulare giudizi di valore. Sembrerebbe un organismo autonomo, inviolabile in sua intima natura, inafferrabile: tale da andare molto oltre la visione uniforme, lineare della comune percezione del reale. Sarei incline a pensare quindi che abbia indole variegata, afflato iridescente; per cui l’occhio del lettore secondo, a intendere ( personalmente ) i tanti riflessi cangianti, a più tinte, a più voci: nell’enunciazione così come nell’interpretazione, in carattere di polimorfe sfumature. Alla fonte si ritrova forse certa coesione d’elementi in pensiero e poesia. Spesso mette a disagio perfino convenzionali constatazioni, apparenti evidenze. Pare non assomigliare peraltro nemmeno a proverbio; quest’ultimo infatti abitualmente si presenta in abito di saggezza di pochi ovvero di molti l’intento di proporre una norma magari utile in pratica di vita. In ultimo non concede ( nient’affatto ) alcun toccasana, alcun talismano ( amuleto buono per tutte le stagioni ) all’ insegna chissà di maestri o sotto l’egida di seguaci. L’aforisma sembrerebbe stare a proprio agio ( per caso la qualità in qualche misura dell’inconscio ) in compagnia di contraddizioni in termini, di irrequieti controsensi, di considerazioni apparentemente illogiche, d’osservazioni tali d’evocare un senso di spaesamento, d’ originali definizioni indefinibili : in veste d’incisivo stile insieme rigoroso e plastico.
L’esempio di capovolgimento più calzante e per me particolarmente sperimentato, che mi viene immediatamente in mente, è quello del noto detto : “ Ogni medaglia hail suo rovescio “ che ho capovolto in : “ Ogni rovescio ha la sua medaglia “, come dire una sorta di “ bouleversement “ , che contiene peraltro un lato comico, sì come ludico; e ovviamente porta in sé una dimensione paradossale. Si avrebbe così un certo sconvolgimento semantico, una rivoluzione concettuale: quindi tanto più palese sviamento da una logica univoca del detto comune.
Effettivamente il paradosso, vivida impertinenza nei confronti della logica, costituisce unelemento fondamentale quanto mai perspicace nell’intimo d’ aforisma: la manifestazione di un pensiero che si espone altrimenti dall’ opinione ampiamente ammessa dai più, e nondimeno ambisce a confermare l’indicibile, la stranezza dell’esistente.
L’incontro con gli aforismi, nel mio caso, non proviene da una ricerca volontariamente condotta, volta a scovare pensieri inusuali, chissà singolari. Nasce da una lettura spontanea: favorita dallo stesso linguaggio, dalle parole, dalla loro suggestione, dal loro contesto.
Si avverte – in più casi – l’aspirazione particolarmente affascinante a voler amalgamare forma di poesia ( nelle parole, più in là dei versi) e pensiero ( nell’originale, oltre la consuetudine ) in albergo d’aforisma. L’aforisma fa necessariamente appello a più figure retoriche, il fine d’esprimere l’amplitudine del percepito, col proposito chissà di voler sormontare la simplitudine del sentimento comune. Per cui si avrebbe, in contrapposizione al fare generico dei termini, il fausto auspicio d’uso invece specifico d’ogni parola: prima nel significato quindi nel senso singolare all’autore.
Ritrovo anch’io questo insieme. Per me la sorpresa sta nella verità che esprime: sta nell’esprimere la sua verità. Effettivamente bisogna dire, come nell’aforisma citato ( nel capovolgimento, nel rovesciamento ) il senso si ritrova nella sconfitta, quindi nel rovescio che del tutto naturalmente invita al pensiero, al filosofare: nella sconfitta si fa filosofia, non certo nella vittoria.
Infatti il sole non oscura, pur in sconfitta. In quest’insiemel’ambiente ancora della intuizione si rivela essere supremo segno, pregno d’ispirazione formale nello scrivere.
Sembra anche a me che la fonte d’ispirazione d’un aforisma abbia una origine intuitiva.
D’altronde ritroviamo accanto all’intuizione la volontà vitale, imprescindibile, della concisione, l’originaria ellissi che taglia il superfluo, che spezza il prolisso: nella costante tensione di pervenire all’essenziale, evidentemente irraggiungibile.
Naturalmente la concisione: elemento costitutivo ed essenziale dell’aforisma. Gli aforismi sono come elaborazioni di osservazioni attente, sono in fondo espressione di una cultura antica, primeva.
Certo l’immediato sentire d’allora ( sì tanto lontano, remoto nei tempi ) espressa pur anche in più altre arti. Come a ricordo la vita della pittura rupestre: meravigliose fantastiche oniriche incisioni su pareti rocciose, graffiti a mostra colori suggestivi e create in segni essenziali, in figure stilizzate.
Il detto “ Cane che abbaia non morde “ indica bene lo stretto legame dell’aforisma con l’esperienza. Infatti un cane non può simultaneamente abbaiare e mordere. Le due cose non coincidono. Questo l’aspetto più vistoso. Ma naturalmente nell’attenta disamina si evince una più ampia serie di significati. L’ esempio di un uomo spavaldo a parole ma non nell’azione, non nei fatti. Sempre su questo doppio registro quel detto si potrebbe accompagnare all’altro detto: “ Quel che sembra non è “..
Le più verità giustamente, le verità individuali accanto a tante d’altri, per cui lasciano lo spazio a infinite possibilità del pensare. Non attiene al genio delle cose il concepire una verità assoluta, perentoria, calata dall’alto; a rievocazione naturalmente del celebre ossimoro di Pirandello: Così è ( se vi pare ). L’indicibile suggerisce massima circospezione.
In effetti: Pirandello si affida sovente al paradosso.
Rimane credibile ( può darsi ) nell’esposizione d’un aforisma: stimarlo in qualità di fruttifera sospensione; in forma e aspetto così da suscitare presso il mondo: grande riflessione in aperti occhi, in orecchi attenti, più profonda indagine; pertanto l’ineludibile mirare alla libera interrogazione per ( eventuale ) personale senso d’esseri e cose. Aforisma sì posto tra sommo anelito al dire e l’ineluttabile incompiuto del detto; in un oltre infinito, incommensurabile: nullamente a portata di mano.
Scrittore Poeta
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